La Civiltà dei Camuni

testo introduttivo tratto dal volume “La Civiltà dei Camuni” di Adriano Gaspani, Keltia Editrice

La Civiltà dei Camuni

Introduzione

Da quando la Valcamonica è stata oggetto di indagine archeologica basata su rigorosi criteri scientifici, molto è stato scritto, soprattutto perquanto ha riguardato l’interpretazione delle incisioni rupestri rilevabili in grande quantità sulle roccie distribuite lungo tutta l’estensione della valle. Pochissimo invece è rilevabile dalla letteratura relativamente all’analisi e all’interpretazione dei reperti camuni considerati secondo un’ottica di tipo archeoastronomico, cioè facendo l’ipotesi che i Camuni, al pari di quasi tutte le culture che nell’antichità si sono avvicendate sulterritorio europeo, avessero in rilevante considerazione i fenomeni chepotevano essere osservati nel cielo e che permisero a quasi tutte le popolazioni che vissero sul pianeta di sviluppare calendari e di pianificarein maniera efficente l’agricoltura e più in generale la propria vitasociale, culturale, religiosa e rituale.

In passato alcuni autori si sono occupati di questo aspetto della cultura camuna, basti citarne alcuni: Elena Gervasoni a livello generale, Giuseppe Brunod per quanto riguarda la “Rosa di Sellero”, Mario Codebò nel caso del santuario d’altura posto presso la località di Paspardo e noto con il nomedi “Capitello dei due Pini”, Paola Farina per quanto riguarda l’orientazione spaziale delle “rose camune”, Cristina Citroni e Gaudenzio Ragazzi per la connessione tra il simbolismo e l’Astronomia e Giorgio Dimitriadis perl’interpretazione delle configurazioni di coppelle presenti sulle rocce camune e più recentemente Adriano Gaspani che decise alcuni anni fa di approfondire questo importante quanto trascurato aspetto della cultura camuna ottenendo sistematicamente misure di posizione e di orientazione in una grande quantità di siti utilizzando tecniche rigorose di misura e di elaborazione dei dati raccolti facendo anche frequente ricorso all’uso disistemi di elaborazione dell’informazione basati sull’applicazioni delle reti neuronali artificiali; in parole povere: il meglio disponibile sul mercato.
L’idea che l’Astronomia fosse stata importante nell’ambito della cultura camuna è stata, in misura più o meno elevata e talvolta allo stato latente, frequentemente presente negli scritti degli archeologi e degli antropologi fin dal Giugno 1968 in cui il prof. Emmanuel Anati pubblicò il primo volume degli Archivi di Arte Preistorica in cui è trattato, tra gli altri, anche l’argomento relativo alla simbologia solare camuna.
Quello che però mancava era uno studio sistematico del problema affrontato su base rigorosa e utilizzando tecniche adatte che rientrano nella sfera di competenze propria degli astronomi più che degli archeologi e degli antropologi.
Questo è stato fatto, in particolare la ricerca ha seguito due direzioni disviluppo; la prima si è concretizzata nell’ottenere la georeferenziazione dei siti importanti, nei quali esisteva una certa probabilità che potessero essere presenti elementi strutturali e/o architettonici che potessero recare traccia dell’esistenza di un’attività di osservazione e di studio dei corpi celesti. In questo caso è stato necessario determinare, con elevata precisione, la posizione geografica assoluta di ciascun sito o di ciascuna area importante facente parte di un singolo sito e di misurare con elevata precisione l’orientazione delle strutture candidate ad essere astronomicamente significative, rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali, generalmente il meridiano astronomico locale.
L’accuratezza richiesta per un lavoro scientifico serio è, e deve essere, elevata per cui per tutti i rilevamenti sono stati utilizzati dei sistemidi posizionamento satellitare, sia assoluto che differenziale, basato sulsistema GPS.
Il sistema di navigazione GPS (Global Positioning System), noto anche con ilnome di NAVSTAR, fu concepito dal Ministero della Difesa degli USA comemezzo efficace per determinare con grande precisione le coordinate geografiche di un punto, in cui è posta l’antenna del ricevitore dei segnali.
Il sistema funziona su tutto il pianeta e oltre ad un’accurata definizionedella posizione geografica, permette di ottenere un campione di tempo moltopreciso.
Le applicazioni del sistema GPS furono inizialmente limitate al campomilitare, successivamente il segnale emesso dai satelliti NAVSTAR fu resoaccessibile anche per gli usi civili. Il fatto che il segnale sia disponibile 24 ore su 24 in ogni angolo delpianeta e la progressiva riduzione dei costi e delle dimensioni fisiche deiricevitori hanno reso il sistema GPS molto utile nel campo del rilevamentoterritoriale di precisione.Dal punto di vista scientifico e tecnico, il sistema GPS viene utilizzatosia nel campo della Geodesia a grande scala sia per il rilievo topografico.
Proprio dalle applicazioni topografiche è venuta l’idea di sperimentare,peraltro con notevole successo, i sistemi GPS anche nel campo del rilevamento planimetrico e topografico ai fini dello studio dei siti rilevanti dal punto di vista archeoastronomico.
Durante la rilevazione di sito archeologico di interesse archeoastronomico è generalmente richiesta la misura di un certo numero di angoli di azimut, cioè l’angolo formato dalla direzione che ci interessa, rappresentata ad esempio dall’asse di un edificio, oppure da una linea di monoliti allineati, oppure da una griglia di scavo su uno sito archeologico, con la direzione del meridiano astronomico locale (ben diverso da quello magnetico lungo cui si dispone l’ago della bussola).
In questo campo il sistema GPS si rivela uno strumento potentissimo, in particolare se non viene usato da solo, ma in connessione con un misuratoredi angoli, quale un teodolite, un tacheometro, uno squadro graduato o addirittura con una semplice bussola topografica.
Il ricevitore GPS è mediamente in grado di ottenere la posizione geograficaassoluta della sua antenna con uno scarto, in prima battuta, di qualche metro, ma che può arrivare anche ad accuratezze dell’ordine dei centimetri con misure di fase e opportuna elaborazione al computer dei dati raccolti mediante sessioni di misura di lunghezza appropriata.
Questo fornisce subito, con precisione, la latitudine e la longitudine del luogo, che saranno impiegate nei calcoli e nelle simulazioni del cielo antico durante la sucessiva fase di analisi dei dati e di studio del sito.
Il vantaggio del GPS a questo punto è la possibilità di determinare la direzione del meridiano astronomico locale, oppure l’azimut astronomico di una direzione facilmente identificabile, che poi viene usata come riferimento durante i rilievi eseguiti con il teodolite o altri strumenti misuratori di angoli. La procedura richiede di ottenere la posizione geografica assoluta di una coppia di punti intervisibili tra di loro distanti mediamente dai 5 ai 10 Km costruendo cosi una direzione (base) di riferimento il cui azimut astronomico rispetto alla direzione del meridiano astronomico locale è calcolabile con altissima precisione.
La “base” così ottenuta serve poi a correggere le misure angolari ottenute con il teodolite durante il lavoro di rilevamento dei siti riferendole accuratamente alla direzione del meridiano astronomico locale.
Il confronto tra le orientazioni così ottenute e quelle rilevabili mediantel’uso della bussola topografica di precisione ha permesso anche di valutarel’entità delle perturbazioni magnetiche locali presso svariate località della Valcamonica e di mostrare quanto poco attendibili fossero state le misure precedentemente ottenute da alcuni autori solamente con l’ausilio della bussola.
I dati di orientazione delle varie strutture allineate sono stati poi correlati con le direzioni di sorgere e del tramonto degli astri più luminosi: il Sole, la Luna e le stelle brillanti, che potevano essere vistidalle comunità camune che popolarono la Valcamonica dal 6500 a.C. fino al termine dell’età del Ferro.
Un’altra direzione di ricerca ha riguardato l’interpretazione dei petroglifidi cui sia evidente la connessione con le immagini degli oggetti del cielo osservati ad occhio nudo. In questo campo il lavoro risulta essere più difficile in quanto la trasposizione artistica sulla roccia può essere fortemente simbolica e richiede, per essere compresa, un complesso lavoro di interpretazione.