LA SUPREMAZIA DI ROMA

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Descrizione

Con questo breve saggio si vuole focalizzare un momento cruciale per la storia di Roma e dell’Europa.
La migrazione dei popoli Cimbri e Teutoni rappresentò un periodo che vide l’avvio della fine della Repubblica verso un sistema politico incentrato sulle qualità personali di un capo militare e politico da cui scaturirà l’Impero.
A questo si aggiunge un motivo d’interesse verso questi misteriosi popoli del nord che minacciarono la sicurezza di Roma, la cui origine etnica non è ancora del tutto chiara, così come poco comprensibili furono i motivi che li vide affacciarsi di prepotenza nella storia d’Europa.
Si seguiranno, quindi, le vicende delle loro campagne militari, almeno quelle conosciute tramite gli storici latini, per comprendere lo svolgimento e i motivi di vittorie e sconfitte di questi popoli che, così come apparvero, improvvisamente, allo stesso modo, apparentemente, sparirono dalla scena mondiale dell’epoca ma che, in realtà, lasceranno un importante eredità nella storia dell’Europa centrale. Basti pensare al nome del popolo dei Teutoni che, prima tra i Celti e poi tra gli stessi Germani, andrà a designare il nome proprio dei Tedeschi.

“Grandissimo a quello tempo a Roma non solamente pianto,ma paura fu che i Cimbri tostamente non passassero le Alpi , e disfacessero Italia.” (Orosius, Historiae, libro V 3).
Con queste parole Orosio descrive la reazione dei Romani alla notizia della grave sconfitta ad opera dei Cimbri e dei Teutoni di due armate consolari ad Arausio (Orange) il 6 ottobre del 105 a.c.
Possiamo solo immaginare lo sgomento e l’incredulità del popolo nell’ascoltare l’entità del disastro con un numero di vittime paragonabile alla battaglia di Canne, di oltre un secolo prima, e, così come dopo la vittoria di Annibale, anche ora, Roma, si trovava militarmente esposta ad una possibile offensiva, i cui esiti potevano essere paragonati alla discesa dei Galli di Brenno e del primo sacco della Città Eterna.
Ancora più fu, però, lo sconcerto nel conoscere le modalità di questa sconfitta, attribuibile alla rivalità dei due consoli ognuno al comando di una armata. I due consoli; Quinto Servilio Cepione e Gneo Mallio Massimo, erano infatti separati da una profonda rivalità politica. Il primo, infatti, apparteneva al partito degli aristocratici mentre, il secondo, era seguace del partito democratico o popolare. Questa contrasto portò, a dispetto degli ordini del Senato, ad accettare battaglia ognuno per proprio conto, permettendo così ai barbari di sconfiggerli separatamente.
I popoli che impensierivano tanto i Romani in quei momenti erano già conosciuti da una decina d’anni e, dal loro apparire, Roma era sempre uscita sconfitta dal confronto. Per questo venne deciso di affidare il comando dell’esercito al miglior soldato romano di quel periodo: Gaio Mario, andando anche contro la legge offrendogli il consolato per la seconda volta consecutiva in meno di 10 anni, mentre una legge del 152 a.c. e una, ancora più restrittiva del 135 a.c., impedivano di ricoprire più di un consolato ad una stessa persona nel corso della propria vita.
L’importanza di questi popoli, scesi dalle brume del nord, nella storia romana rappresenta uno spartiacque, una scossa che portò ad un’accelerazione nella fine della Repubblica verso il Principato. In effetti il pericolo di questi popoli costrinse l’esercito romano a cambiare completamente la sua struttura militare, trasformandolo da un esercito di popolo tramite la leva obbligatoria ad uno di volontari, in cui, il comandante in capo, andava a ricoprire un ruolo sempre più decisivo, cosa che avrebbe avuto pesanti ripercussioni nei decenni a venire, con guerre civili ed infine un nuovo tipo di governo.
Anche il resto dell’Europa avrebbe avuto ripercussioni da questa migrazione, andando a cambiarne la composizione etnica, con un arretramento dei popoli celtici nell’Europa centrale a favore dei popoli Germani.
Tutto ciò avvenne non in un momento di decadenza di Roma, ma nel mentre in cui, essa, si apprestava a conquistare il mondo.

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 23 × 15 cm
Pagine

176

ISBN

88-7392-065-9

Autore / Autori

Alberto Peruffo