Descrizione
Albero della Vita, Albero della Morte, Albero della Conoscenza, Albero Sephirotico, Albero del Mondo, Yggdrasill … Quercia, Frassino, Ulivo, Tasso… tante sono le forme arboree utilizzate simbolicamente per rappresentare i profondi concetti filosofici e religiosi nel corso dei secoli e nei millenni della storia umana.
Perché ricorre così spesso all’albero? perché inconsciamente siamo ancora legati alla foresta, perché albero foglie radici ancora parlano all’inconscio umano dei primi alleati della sua sopravvivenza nella Natura ostile prima ancora che si sviluppassero la pastorizia e l’agricoltura.
Proprio per queste ragioni anche l’immaginario delle culture umane parla di miti e leggende collegate agli alberi, figlie della foresta, percorse dagli esseri fantastici che questi antri arborei abitano popolano e arricchiscono.
In questo libro si trovano tutti questi aspetti e altri ancora del nostro profondo rapporto materiale e spirituale con il secondo Regno dell’esistenza, quello Vegetale.
… sono molti gli alberi simbolici carichi di valenze mistiche e mitologiche che giungono a permeare la nostra vita quotidiana ancor oggi che d’abitudine di alberi ne vediamo pochi e da lontano.
Gli studiosi di ermetismo considerano l’ Albero nella sua sacralità quale ponte tra l’uomo e il Divino ma, nell’immaginario più profondo dell’uomo comune, l’ Albero rimane sempre collegato all’immagine della Foresta. Si tratta della reminiscenza del mondo selvaggio originario: inquietante perché sconosciuto e pieno di pericoli nascosti; accogliente e materno perché fonte di cibo e luogo di rifugio.
Da tempo immemorabile, uno stretto e contraddittorio legame di fascino e mistero, di rifugio e , avvince l’uomo alla Foresta.
Purtroppo, a causa della nascita dei grandi agglomerati urbani, con il loro stile di vita sempre più artificiale, completamente distaccato da ogni ritmo naturale, il senso di sacralità dell’ Albero, la presenza di comunione di destino tra Albero e Uomo, si sono sempre più offuscate.
Presso filosofi e sapienti, l’Albero ha da sempre rappresentato una allegoria dell’uomo stesso, l’immagine di un “fratello immobile” in cui vedersi rispecchiati e in cui riscoprirsi per poter vedere il mondo con nuovi occhi.
L’ Albero è un simbolo antico, patrimonio comune di tutti i popoli del pianeta in quanto, fin dai primordi, ha accompagnato l’essere umano nella sua evoluzione. In occidente esso è stato comunemente usato per rappresentare i più disparati concetti: mistici, esoterici, ermetici ed alchemici; senza dimenticare gli “Alberi araldici” o “Alberi genealogici”.
Il Bosco profondo, oscuro e selvaggio, fu da sempre tradizionalmente considerato anche quale luogo sacro,…
… ai primordi della storia, in quasi tutte le grandi civiltà d’Europa numerosi Alberi e persino interi Boschi, Foreste profonde oscure e selvagge, vennero considerati Luoghi Sacri.
Nel mondo della Poesia la metafora della Foresta è vista come tempio naturale delimitato dai suoi pilastri viventi, in cui la Natura viene sacralizzata, facendone il luogo privilegiato della comunicazione mistica col Divino, in epoca moderna tale visione venne consacrata da François-René de Chateaubriand (nato nel 1768 – morto nel 1848), che nel suo “Le Génie du Christianisme” cita le “Foreste di Simboli” quali origini di quelle stesse visioni e sensazioni che ci vengono trasmesse dinanzi alla particolare architettura delle cattedrali gotiche indicati anche come “Foreste di Pietra”, concetto ripreso poi anche nella poetica di Charles P. Baudelaire (nato nel 1821 – morto nel 1867).
I Celti erano genti della Foresta. Gli Alberi del bosco, grazie ai loro frutti, erano per loro inesauribile fonte di cibo. L’intrico impenetrabile nella Foresta rappresentava un rifugio naturale e nei suoi immensi spazi ombreggiati e silenziosi si poteva incontrare tanto la divinità quanto la belva. Il Bosco e le sue piante assumevano così un’ aura di sacralità per cui, nella tradizione celtica – come ancor oggi tutte le culture sciamaniche – tagliare un albero era un atto che richiedeva un ringraziamento, una compensazione, almeno un pensiero di gratitudine. Il profondo rapporto che i Celti avevano con la Natura, li portò poi a creare numerose leggende sul Bosco e gli Alberi che sopravvivono ancora oggi in varie credenze popolari.
Agli Alberi della Foresta erano poi riconosciute vita coscienza e conoscenza.
Al contrario la civiltà moderna, ormai isolata nelle sue artificiali selve di vetro e cemento, considera vita e coscienza come caratteristiche proprie ed esclusive dell’uomo, ignorando quasi del tutto gli altri quattro Regni che articolano l’Universo.
L’ antica conoscenza dei primi Druidi, i “Saggi venuti dall’Occidente”, insegnava che i cinque regni sono tutti collegati tra loro, ciascuno dotato di una simile propria specifica energia vitale, differenziandosi fra loro solo per le diverse frequenze vibratorie…
…
La civiltà celtica, a differenza delle “civiltà della pietra” di Latini Greci e altri popoli orientali in genere, era una “civiltà del legno”, una civiltà delle Foreste. Di conseguenza fu più semplice per i Celti mantenere molto più a lungo il senso del sacro e un intimo legame tra il Quarto Regno, quello Umano, e il Secondo Regno, quello Vegetale. Purtroppo, quasi per assurdo, l’agricoltura fonte di progresso e culla delle civiltà umane, per sua propria nemesi, è nemica della Natura.
La vita nella Foresta insegna rispetto e amore per gli Alberi, silenzio e pazienza nella caccia, meditazione e introspezione nel riposo, fantasia e sacralità nell’arte. Al contrario, l’agricoltura (come poi ancor più l’industrializzazione, sua diretta evoluzione) viene dominata dall’ansia per la quantità del raccolto, dal desiderio dell’uomo di accumulo di surplus e dall’avidità di guadagno.
L’agricoltura si ingegna per riuscire ad accelerare i tempi naturali di produzione, a sfruttare le risorse naturali, a porre fretta alla Natura, finendo così per impoverirne il suolo, degradandolo là dove invece la Foresta lo rigenera.
Di conseguenza la scomparsa delle civiltà legate alla Foresta ha portato ad una drammatica perdita di legame spirituale dell’essere umano con la “vita reale”, intendendo con questa definizione quella vita “selvatica” (priva di vuote sovrastrutture intellettuali), profondamente consapevole dell’indissolubile armonico legame tra l’Uomo e la Natura. Questa frattura ha portato ad una vita più sicura, comoda, civile ma artificiale, che crea progressivamente i presupposti per una società materialista di sfruttamento, priva di spazio per Umanità e Spiritualità. Una realtà che porta l’uomo a vivere una vita agiata ma arida, piena di inutili ammennicoli tecnologici ma vuota di significato, edonista e priva di vero senso del “bello”, orba di tutte quelle profonde pulsioni dell’anima che danno senso ad una vita piena, anche nella sua dimensione umano-spirituale.
… L’uomo moderno è come un albero abbattuto: con le radici estirpate ed essiccate, che non attingono più alla saggezza del tempo. Così pure i suoi rami non toccano più il cielo, lasciando l’essere umano ormai incapace di cogliere i propri collegamenti con i mondi sottili, “superiori” e “inferiori” che siano.
INDICE
INTRODUZIONE
CAP 1 – ALBERI
– LA FORESTA E IL BOSCO
– ALBERO E SPIRITO
CAP 2 – L’ ALBERO COME SIMBOLO
– SIMBOLISMI EVIDENTI DELL’ ALBERO
– L’ ALBERO COME SIMBOLO DI RINASCITA
– L’ALBERO COMEMETAFORA DELL’ IO
– LA LEGGENDA DEL RAMO D’ ORO
– L’ ALBERO NELLE CULTUREARCAICHE
CAP 3 – L’ ALBERO DELLA VITA
– L’ ALBERO DIMAGGIO
– L’ ALBERO DELLAVITA PRESSO I CELTI
– L’ALBERO DELLAVITA NELLA KABALA
– L’ ALBERO ROVESCIATO
– L’ ALBEROALCHEMICO
– L’ALBERO DELLAVITA NELLE ALTRE CULTURE
CAP 4 -L’ ALBERO COSMICO
– AXIS MUNDI
– YGGDRASILL, L’ ALBERO DEI MONDI, PRESSO INORRENI
CAP 5 – L’ ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE
CAP 6 – L’ ALBERO DELLA MORTE
– ILTASSO NELLA STORIA
– MITI E LEGGENDE SUL TASSO
– IL SIMBOLISMO DEL TASSO
CAP 7 – CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
INDICE
INDICE. DELLE ILLUSTRAZIONI