Descrizione
L’alfabeto Ogam è un originale modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo dopo Cristo. Il nome “Ogam” è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il “dio della sapienza”.
L’Alfabeto Ogamico consta di venti lettere, ripartite in quattro gruppi di cinque segni ciascuno, i primi tre costituiti da consonanti e l’ultimo da vocali. Le lettere sono notate per mezzo di linee, incise in numero da uno a cinque, sullo spigolo di una pietra o a ridosso di una linea verticale: a destra, a sinistra, perpendicolarmente o obliquamente rispetto allo spigolo se consonanti, sotto forma di punto se vocali. Nella tradizione manoscritta, tuttavia, le vocali sono notate come piccole croci che intersecano la linea di scrittura. A questi venti segni fu in seguito aggiunto, probabilmente in ambito monastico, un quinto gruppo di altri cinque segni, detti forfeda, che traslitteravano i dittonghi, ma ciò non rientra nello spirito originale dell’alfabeto: secondo alcuni furono introdotti in similitudine con l’Alfabeto Greco o Latino, secondo altri invece, per rappresentare nuovi suoni nati dall’evoluzione della Lingua Irlandese nei suoi stadi più tardi.
“Non ritengono opportuno trascrivere i loro sacri precetti. Invece per gli altri affari sia pubblici sia privati fanno uso dell’Alfabeto Greco”.
Questo, secondo il resoconto di Cesare, il rapporto tra i Celti e la scrittura: praticamente inesistente. I dati archeologici concordano con quanto detto dall’autore del De Bello Gallico: relativi alla Civiltà Celtica nella fase antica sono giunti fino a noi pochi documenti scritti, la maggior parte dei quali sono iscrizioni su pietra, metallo, ceramica e altro materiale d’uso quotidiano. Nessun trattato religioso. Nessuna raccolta giuridica, nessuna opera letteraria o poetica. Nemmeno un manuale pratico. Perché? E allora cosa servirono gli Ogam?