LA FINE DI TEMPLARI

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COD: 1244 Categoria:
 

Descrizione

707 anni or sono… A Parigi il Tempio, come veniva chiamato l’intero complesso, si ergeva possente e minaccioso su un’area ben maggiore di quella del Castello regale, all’epoca ancora in costruzione. La loro posizione sociale, lo spessore delle loro mura, la forza militare dei loro reparti armati e la ricchezza dei loro forzieri avevano indotto i Cavalieri Templari, che risiedevano nella capitale di re Filippo, ad una situazione di falsa sicurezza.
Quando, poco prima dell’alba del 13 ottobre 1307, Guillaume de Nogaret si presentò scortato da un folto numero di arcieri e di armati, quella falsa sicurezza in cui si cullava la guardia del Tempio di Parigi, gli permise di penetrare facilmente all’interno delle mura, riuscendo così a sorprendere la maggior parte dei Cavalieri ancora addormentati nei loro letti dove erano tornati a coricarsi dopo il mattutino delle quattro. Apparentemente si trattò di una sorpresa totale in tutto il Paese: i Cavalieri Templari furono arrestati a centinaia e tradotti nelle carceri del regno. (…)

In quelle prime settimane Guillaume de Nogaret si occupò di arrestare Cavalieri e Sergenti dell’Ordine del Tempio, mentre il ministro alle finanze Enguerran de Marigny si occupò di sequestrare e di incamerare tutti i loro beni nel nome del re. Nasce qui, vera o falsa che sia, la leggenda del misterioso tesoro del Tempio che parve scomparire e non fu mai ritrovato. (…)

Comunque si voglia giudicare l’intero complotto, rimane indiscutibile il fatto che si trattò di una operazione di polizia di ampio respiro, ben organizzata fin nei minimi particolari e abilmente condotta sia per tempistica che per modalità operative.

Un tale colpo di mano non poté quindi nascere dal nulla ma dovette essere accuratamente preparato.

Tutto era iniziato molto tempo prima che gli eventi giungessero a questo punto.

Quando il 14 settembre 1307 re diede ordine a Guillaume Nogaret di eseguire il piano con la stesura degli ordini dettagliati d’arresto che furono inviati a tutti Balivi e ai posti di comando delle guardie reali, i cosiddetti “Gens du Roi” il progetto aveva già avuto alcuni anni per perfezionarsi. (…)

Gli uomini incaricati della sua messa in esecuzione, le “Gens du Roi”, erano un piccolo ma efficiente e temuto reparto di polizia posto alle dirette dipendenze del re. Una piccola armata reclutata tra borghesi e popolani che veniva irrisa da nobili e cavalieri. Certo non erano guerrieri addestrati né erano dotati di un armamento pesante ma, in un ambito cittadino, queste piccole brigate di uomini avevano un effettivo potere operativo nelle semplici azioni di ordine pubblico. Quindi, se pur praticamente inutili in uno scontro in campo aperto tra eserciti, questi uomini si rivelarono estremamente efficaci nel controllo poliziesco del territorio. D’altronde, solo alcuni anni prima, quando il re aveva avuto bisogno di rifinanziare il proprio stato, questi gendarmi avevano già dimostrato la propria efficienza …..

Povertà e obbedienza erano emblema e sigillo dell’ideale templare e salvo pochissime umane debolezze, furono sempre seguiti dall’Ordine Templare inteso come singoli membri di una organizzazione che doveva essere ricca non per i suoi membri ma per sostenere le ingenti spese di un impegno bellico, lontano migliaia di miglia dalle proprie basi di partenza.

L’icona di guerriero etico e spirituale, almeno nella forma che ci è stata tramandata nei Romanzi Cortesi da Gregoire de Tours e da Wolfram von Eschenbach, trae origine proprio dal Mito Templare. Ancora oggi, a oltre sette secoli di distanza, un mito potente e indissolubile circonda i Cavalieri del Tempio. Sentendo parlare di Templari, anche chi non abbia mai approfondito la conoscenza della loro storia e dei loro costumi, si sente irresistibilmente rapito da un sentimento improvviso, quasi un senso di nostalgia. La fonte del loro fascino è la profonda spiritualità che ancora oggi si riconosce associata alla figura del Cavaliere Templare.

Il Templare, guerriero e sacerdote, che secondo le stesse indicazioni del proprio padre spirituale San Bernardo, per necessità impugnava la spada, spiritualmente viveva sempre al confine tra i due mondi: il nero e il bianco, la materia e lo spirito, il profano e il Sacro, due mondi che divennero l’emblema stesso dei Cavalieri del Tempio, manifestandosi nella loro bandiera: il Baussant e nel loro sigillo: “due anime, due guerrieri, su di un solo cavallo”.
L’Ordine del Tempio era avvolto da un alone di spiritualità, di sacrificio e di dedizione al dovere sovra-mondano che lo poneva al di là della consueta immagine stereotipata del guerriero brutale e sanguinario. Egli rappresentava il cavaliere consacrato, irruzione del Sacro nel profano quotidiano, sempre in bilico sulla sottile linea che divide il bianco dal nero, il tenue confine tra la Materia e lo Spirito.
E fu proprio da questa figura del Cavaliere consacrato, del guerriero Sacerdote, che si svilupparono il mito e l’archetipo del Cavaliere tardo-medievale con i tre punti cardinali dell’etica del Guerriero Sacro.

(…)

I Templari, che rientravano in Occidente da un lato erano chiaramente privati della loro primaria motivazione ad esistere, ciò nonostante godevano ancora delle loro vecchie ricchezze e privilegi, creando l’impressione di andare scandalosamente ad aggiungersi alla già folta classe di parassiti clericali e di nobili che per mantenere il loro lusso immotivato dal ruolo, pesavano con tasse e balzelli sulla popolazione.

A tutto questo bisogna aggiungere una considerazione psicologico culturale sullo stato d’animo con cui la popolazione europea aveva accolto la fine delle crociate e la definitiva perdita dei luoghi sacri in Terrasanta.

Fin dal nascere della tradizione crociata era divenuto quasi un postulato di fede credere che Dio avrebbe sorretto il proprio popolo contro i pagani. Se dopo due secoli di lotte e sacrifici Egli aveva cessato di farlo, veniva naturale chiedersi chi avesse mai peccato tanto da farci perdere il suo favore. Nella ricerca popolare dei capri espiatori era ovvio individuarli all’interno della classe clericale che nel mondo cristiano si ergeva da sempre come unico autorizzato tramite tra il popolo e Dio. Al di là del lusso e degli scandali dei porporati, il biasimo popolare non poteva che andare proprio a quella parte del clero che aveva anche uno status militare: gli Ordini Monastico-Militari che alla fine, proprio per aver difeso fino all’ultimo le proprie posizioni in Terrasanta, furono gli ultimi ad andarsene e quindi di fatto coloro a cui fu addossata la colpa della sconfitta.

Il ritorno in guarnigione nelle sedi europee sommato alla perdita di uno scopo superiore, influì certamente in modo notevole sul morale e la disciplina dei reparti templari.

Un ulteriore causa di decadenza per l’Ordine del Tempio divenne con l’andare del tempo la scarsa selezione con cui venivano ammessi i novizi. Spesso relazioni familiari tra nobili rendevano quasi automatica l’accettazione di un cadetto. Quella che tra l’altro era una norma abituale in tutte le attività dell’epoca, divenne una fatale incrinatura nel altrimenti solida struttura dell’Ordine.

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 23 × 15 cm
Pagine

128

ISBN

88-7392-082-9

Autore / Autori

Silvio Canavese